lunedì 27 dicembre 2010

Voci dal Titano/3: Intervista a Giovanni Lonfernini


A circa 72 ore dal nuovo anno, pubblico la terza intervista della serie "Voci dal Titano", che ha l'obiettivo di raccogliere testimonianze da parte di personalità politiche della piccola repubblica sul monte Titano.

Mi piacerebbe che queste interviste fossero d'aiuto a chiunque voglia capire veramente il pensiero politico di questo paese. Un pensiero tutt'altro che scontato e spesso e volentieri soffocato da vicende e storie che poco hanno a che vedere con la politica vera. Quella fatta di proposte e di iniziative. Una politica che parla di territorio, di investimenti e di persone che vivono su un piccolo monte in mezzo all'Europa.

Quest'ultimo è un punto importante. Troppo spesso, la nostra classe dirigente dimentica che San Marino non è un piccolo paese dentro all'Italia.

La Repubblica di San Marino, è uno storico ed orgoglioso paese indipendente al centro dell'Europa. Quando si parla di storia e di democrazia, le dimensioni contano poco.

Tornando a noi, oggi sentiremo il pensiero di Giovanni Lonfernini.
Ha ricoperto la carica di Capitano Reggente della Repubblica di San Marino da Ottobre 2003 ad Aprile 2004, insieme a Valeria Ciavatta. È membro del Gruppo dei Democratici di Centro.
Segretario Politico del Partito Democratico Cristiano Sammarinese dall' aprile 2002 al Febbraio 2005. Segretario di Stato alla Cultura dal Febbraio 2005 al luglio 2006.

Dopo una fase di forte scontro con la dirigenza del Partito Democratico Cristiano Sammarinese, insieme ai colleghi Pier Marino Mularoni, Rosa Zafferani e Cesare Antonio Gasperoni ha fondato il 26 marzo 2007 il Guppo dei Democratici di Centro.

Ha ricoperto il ruolo di Coordinatore del Movimento dei "Democratici di Centro" dal 27 settembre 2007 all'Aprile 2010.

È stato Presidente della Commissione Consigliare Permanente Affari Esteri e Politici dal Gennaio 2008. Rieletto in Consiglio Grande e Generale, nella lista dei Democratici di Centro, in occasione delle elezioni politiche del 9 novembre 2008.

E' Presidente del Gruppo Consigliare dei DdC dal Maggio 2010.

In un'intervista uscita nei giorni scorsi sulla Voce di Romagna, lei ha parlato di “Paese alll'angolo”, paventando il rischio di uno scontro sociale dopo l'attuazione della prossima finanziaria. Nel testo, lei parla della necessità di trasparenza finanziaria e anche di integrazione con i sistemi economici esterni. Altri politici sammarinesi si sono però rivelati molto diffidenti e pessimisti su questi fronti. Cosa ne pensa?

Si tratta di un percorso ineluttabile. Chi ancora continua a vivere sul ricordo dei “famosi capisaldi degli anni 90” è pericolosamente fuori tempo. Più che diffidenza e pessimismo vedo in alcuni settori, non solo della politica, una mutazione gattopardesca per certi aspetti patetica.

Mi riferisco a chi nel 2006 determinò pressioni per fare saltare la firma degli accordi con l’Italia in materia di cooperazione economica, con conseguente collegamento della ratifica dell’accordo già firmato contro le doppie imposizioni, e oggi veste i panni del paladino della trasparenza. La firma avrebbe dovuto costituire il primo passo di una più ampia strategia d’integrazione internazionale.

Una volta normalizzati i rapporti con il più vicino Stato di riferimento, infatti, il sistema avrebbe potuto beneficiare di un allargamento delle relazioni internazionali, riducendo i rischi, oggi evidenti, dell’esposizione forzata verso un unico mercato. Oggi, a quattro anni di distanza, siamo di fronte ad uno scenario opposto: San Marino sollecita la controparte italiana per arrivare alla firma degli accordi a suo tempo rifiutati.

Nel frattempo il nostro sistema finanziario è alle corde costretto a subire unilateralmente decisioni esterne. Per questo dico che siamo all’angolo.

Quali prospettive ha questo paese secondo lei?

Per la società sammarinese si tratta di accettare una sfida storica: la più antica repubblica del mondo dovrà saper rigenerare se stessa in questo primo scorcio di nuovo millennio, attraverso uno sforzo collettivo e unitario, e cogliere l’occasione posta dall’attuale difficile crisi per andare oltre gli standard che le sono stati imposti e dimostrare un’autonoma volontà di acquisire capacità produttive d’eccellenza.

Per far ciò dovrà saper attrarre dal mondo esterno forze creative e metterne a frutto il contributo per diventare un attore – sia pur piccolo – dell’economia globale. Cruciale sarà, a tal fine, non soltanto individuare i necessari interventi, ma anche il riuscire a dare grande visibilità agli interventi intrapresi attraverso un’efficace politica di comunicazione delle scelte operate.

Uno dei primi passi è comunque quello di Rafforzare la cooperazione con l’Unione Europea. San Marino deve richiedere l’adesione all'Unione Europea, stante soprattutto la circostanza sempre più evidente delle crescenti imposizioni da parte UE di condizioni di adeguamento a regole e standard europei a fronte dei mancati diritti e vantaggi derivanti dal non essere membro dell’unione.

La Repubblica dovrà mirare in ogni caso a rafforzare la collaborazione con l’Unione, in particolare con l’Eurosistema per i benefici che da ciò ne deriverà per il processo d’internazionalizzazione finanziaria

Uno degli effetti più evidenti della crisi sociale che sta investendo il nostro paese è la frattura che si sta formando fra la politica e la cittadinanza. Come crede sia stato possibile, in un paese piccolo come il nostro?

Il “boom” economico degli ultimi 20 anni ha inciso fortemente. Personalmente non demonizzo lo stato di benessere raggiunto. E’ chiaro però che collateralmente a questo fatto vi sono state delle distorsioni a partire dall’aumento di occupati sotto la Pubblica Amministrazione, la conseguente creazione di un Paese a due velocità -da una parte il pubblico dall’altra parte il privato - ed infine la mancanza di un progetto di sviluppo ben ancorato all’evoluzione della comunità internazionale ed ai suoi standard. Con la crisi economica tutto questo è stato messo a dura prova.

Come possiamo uscirne?

Soltanto lavorando per un nuovo Patto Sociale sulla produttività e la crescita. Pensare quindi ad un nuovo patto sociale tra imprese, organizzazioni sindacali e Governo dopo il deludente fallimento del tavolo tripartito. Il crescente peso della spesa pubblica ed un processo di globalizzazione in continua espansione impongono un’approfondita riflessione sui meccanismi di funzionamento e di governo moderno del nostro sistema economico.

Negli ultimi tempi si sentono storie di ogni tipo su San Marino. In particolare si parla spesso e volentieri di collegamenti fra politica, istituti finanziari e malavita organizzata. Quanto c'è di vero secondo lei?

Le rispondo in questo modo. Ho avuto l’onore di presentare – durante il dibattito sulla finanziaria –un emendamento dei Gruppi PSD-PSRS-SU-DdC teso ad introdurre un articolo intitolato “Lotta alla criminalità organizzata”. L’articolo – approvato all’unanimità – indica chiaramente che: “E’ dato mandato al Congresso di Stato di predisporre un’azione specifica per l’intensificazione della lotta alla criminalità organizzata al fine di realizzare un’effettiva qualificazione del sistema di controlli interni, del numero e della formazione delle risorse umane destinate, anche al fine di assicurare la massima continuità investigativa bilaterale attraverso lo scambio, la collaborazione ed i contributi di esperienza e di conoscenza nei confronti dei fenomeni criminali. Una relazione annuale dovrà essere presentata all’Ufficio di Presidenza del Consiglio Grande e Generale”.

Crede che questo tipo di notizie "stupiscano" oppure crede che la popolazione fosse già in passato a conoscenza di queste situazioni "ambigue"?

L’idea dell’“isola felice” è da tempo che non è più in voga. Queste notizie però stupiscono sempre. Non credo possa essere diversamente. Non solo ci stupiscono ma ci colgono impreparati. In questo senso occorre una forte consapevolezza da parte delle istituzioni e – a ricaduta – di tutta la cittadinanza.

Esiste il problema dell'omertà a San Marino?

Esiste sicuramente il problema di non sentirsi liberi nel momento in cui un cittadino vuole prendere una posizione pubblica. Quando ciò accade si avverte la paura – spesso fondata – di essere classificato e catalogato.

Che opinione ha degli organi di informazione sammarinesi (Televisioni, giornali, portali web)?

Un’opinione positiva. Vi è stata un’indubbia evoluzione del settore negli ultimi dieci anni.

Crede che l'informazione a San Marino sia veramente libera ed indipendente?

Credo che la pluralità di fonti a cui attingere – compresi i siti web – sia un ottimo deterrente rispetto ai tentativi (che ci sono!) di orientare l’opinione pubblica.

Sempre a proposito di "democrazia dal basso". San Marino, è uno dei paesi al mondo con le più alte percentuali di utilizzo di internet da parte della popolazione. Uno studio sulla popolazione sammarinese condotto nel 2006 da due accademici (Gallina e Vertecchi) dice che non c'è da stupirsi, visto che il paese non ha praticamente né primo né secondo settore, mentre concentra quasi tutta la sua forza lavoro nel terziario avanzato. A questo proposito, una delle "parole nuove" della democrazia europea è E-Democracy, ovvero l'esercizio della democrazia attraverso l'uso delle nuove tecnologie. Pensa che questo tipo di pratica avrebbe terreno fertile in un paese come San Marino?

Penso che avranno una naturale ed invitabile evoluzione anche a San Marino. Vedo con difficoltà di applicazione – stante la nostra realtà - il tema del Voto elettronico.

Ma arrivare ad una Pubblica Amministrazione informatizzata credo sia non solo possibile ma doveroso. Personalmente sono a favore verso quegli investimenti e iniziative di adeguamento normativo per mettere a disposizione gratuitamente strumenti e tecnologie che aiutino i cittadini nella comunicazione e nell’acquisizione e produzione di informazioni.

Amy Gutman famosa teorica politica americana nonché preside dell'università della Pennsylvania, in un suo saggio affermava che la democrazia è una pratica che va insegnata, e che si dovrebbe puntare sulla formazione democratica nelle scuole. Non serve però andare in America per vedere pratiche di questo tipo. In Emilia Romagna ad esempio, ci sono progetti rivolti in questo senso, anche se i risultati sono incoraggianti ma non ancora soddisfacenti. Lei pensa che lavorare su una formazione democratica nelle scuole sia importante?

Assolutamente sì. Sono favorevole ad esempio al ripristino dell’educazione civica nelle scuole sammarinesi.

"Rinnovamento" è la parola che più spesso si sente ripetere dai politici sammarinesi. Siamo veramente alla fine di un ciclo, o anche questa volta basterà qualche piccolo sacrificio per mantenere lo status quo?

Il tema del rinnovamento politico si ripropone da anni, con una certa ritualità. Si tratta di un tema che – pur avendo come motivo principale l’obiettivo di raggiungere un cambiamento con cui si affermare idee, valori, istituti nuovi dal punto di vista civile, morale, politico – non rappresenta più una novità nel dibattito politico sammarinese.

Le ragioni di questo “stato di fatto” possono essere molteplici. Due, nell’arco degli ultimi venti anni, sono stati i passaggi sui cui – dal mio punto di vista – si è imperniata e successivamente strutturata l’impossibilità di un ricambio o, per meglio dire, l’ossificazione della classe politica sammarinese.

Il primo passaggio sicuramente si è originato e poi riscontrato nella crisi, avvenuta anche a San Marino, dei cosiddetti partiti tradizionali. Un dato difficilmente contestabile specialmente se rapportato alla difficoltà dei partiti a stare correttamente al passo con la nostra società. Una netta afonia, unita ad un’evidente mancanza di fiato, che ha creato un forte frammentazione ed una deleteria generalizzazione dell’offerta politica.

Se, infatti, è vero come è vero, che sino ai primi anni novanta i partiti erano in grado di riuscire a intercettare tra le proprie fila le variegate sfaccettature della comunità sammarinese, divenendo il riassunto più autentico della San Marino com’era, com’era stata e come stava diventando. Da quel momento in poi si è attuato purtroppo un meccanismo che ha ridotto i partiti a dei veri e propri carrozzoni elettorali.

Dei cartelli elettorali capaci sì a raccattare il consenso ma sempre più vuoti in termini di contenuti, idee e proposte. Il secondo passaggio, strettamente legato al primo, è stato rappresentato dall'alterazione dei meccanismi di selezione della classe dirigente. Le modalità di selezione della leadership e la vischiosità delle vecchie elite, favorita peraltro dalla scarsa aggressività delle giovani leve hanno poi fatto tutto il resto.

In questi anni si è cercato poi di “picconare” il sistema puntando sull’eliminazione del voto estero. Ma, dati alla mano, abbiamo visto come poi è andata a finire quando si sono fatti i conti delle preferenze. Ricordo, infatti, quanto masticavano amaro molti colleghi (della maggioranza e di minoranza) – a urne chiuse – leggendo e commentando le graduatorie elettorali.

Forse consapevoli del fatto di dover tener conto, ancora una volta, di una serie di equilibri che si sperava di vedere risolti per sempre. Parliamoci chiaro oggi percorsi di selezione della classe dirigente di un partito si valutano sulla base di due criteri: le qualificazioni necessarie per essere candidato (quindi chi è candidabile), ma soprattutto il potere di scelta sui candidati (ovvero su coloro che avranno l’obbligo di nominare e sostenere indistintamente la leadership che li ha scelti a sua volta).

Gli statuti dei partiti nostrani non pongono alcuna limitazione alle candidature, rendendo implicitamente possibile l’irruzione di figure esterne. Ma questa circostanza si è manifestata assai raramente, forse anche perché la vivacità della nostra società civile ha perso qualche colpo. Ma anche perché il potere di decidere sulle candidature è stato ed è legato spesso a logiche di voluta chiusura e di verticismo.

I protagonisti di una rinascita politica ed economica di un paese peculiare come San Marino non possono che essere i giovani. Crede nelle capacità della gioventù di questo paese?

Ho 34 anni. Sarei un vero pazzo se non confidassi sulle capacità dei giovani sammarinesi.

Siamo vicini al 2011. Cosa si augura per il nuovo anno?

Mi auguro che – dopo un periodo assolutamente schizofrenico – San Marino torni ad essere un “Paese Normale”.

Ringrazio Giovanni Lonfernini per la disponibilità.

Buon anno a tutti.

SM