Quando nel mio ultimo articolo parlai delle amicizie che a San Marino avevano presumibilmente appoggiato ed aiutato Flavio Carboni nei suoi traffici sul Titano, di certo non mi sarei aspettato una evoluzione dei fatti così rapida.
In queste ultime settimane infatti, intercettazioni, indagini ed inchieste hanno finito per intrecciarsi quasi a voler completare un disegno criminogeno degno di un romanzo troppo banale.
Ecco che ad un tratto le nebbie iniziano a diradarsi.
Flavio Carboni,viene pizzicato al telefono con Cristiano Ragni, uomo del PDL a Forlì. Dice di aver appena parlato con Dell'Utri, ed ora ha da comunicare dei "grossi movimenti" che lo riguardano.
Carboni ha fretta. Vuole accelerare le operazioni e lo incalza:
"Ricordi l'appuntamento che hai fissato a San Marino per Marcello? La persona in questione è Gatti?"
Il Ragni risponde con tutto il suo Savoir-Faire.
"Gatti? No! Gatti è un figlio di m....... di prima categoria! Uno che non guarda in faccia a nessuno"
Carboni, evidentemente scandalizzato, riesce a non perdere la calma e tranquillizza l'amico:
"Lascia perdere queste cose... ma ora è lui quello che conta di più?"
Il Ragni, ora evidentemente più disteso risponde:
"Si è lui quello che conta di più, ma è uno di cui non ci si può fidare. Guarda, ti faccio incontrare il Capitano Reggente. E' una sorta di presidente della Repubblica..."
Carboni però ha già deciso. Vuole parlare con Gatti.
"...Gli devo parlare...poi ti spiegherò il perché. E' arrivato il momento di agire..."
Per la cronaca, Gabriele Gatti è un politico "storico" della Repubblica sammarinese. Membro del consiglio grande e generale dal lontano 1978, all'epoca dell'intercettazione è Segretario alle finanze di stato. Come dice il Ragni, "è lui quello che conta".
Non è un'affermazione da prendere alla leggera. Dobbiamo leggere il significato di quello che ci dicono queste intercettazioni. Perché Carboni sarà anche un delinquente, ma sicuramente non è uno sprovveduto. Sa come funzionano questo tipo di cose, e non gli interessano gli altri esponenti del governo.
Carboni vuole parlare con Gabriele Gatti.
La sensazione che si prova ascoltando questa conversazione, è che Carboni sappia di cosa stia parlando. Ovvero che a San Marino, quelli "che contano" non sono necessariamente gli attuali esponenti di governo o i capitani reggenti.
Carboni punta dritto e senza esitazioni, al quel sottobosco politico tanto diffuso sul Titano. Sicuro di fare centro. Come se a prescindere da partiti, governo o reggenti, chi comanda fosse dietro le quinte, al riparo dalla piazza.
Non scordiamoci di questa conversazione, perché ci racconta molto del male del nostro paese.
A questo punto ce ne sarebbe già abbastanza per capire che di amici sul Titano il "Faccendiere dei Misteri" ne aveva più di uno. Ma non è finita qua.
Passa qualche giorno, ed ecco che spunta un altro amico "illustre". Uno che negli ultimi tempi ha passato più tempo sui giornali che per strada.
Più precisamente, non si sa proprio che fine abbia fatto. Non sappiamo se sia vivo e vegeto al mare, magari in qualche isola dei Caraibi a sorseggiare Mojito, oppure da qualche altra parate, magari non proprio in salute.
Sto parlando del "Pirata" Giulio Lolli. Proprietario della Rimini Yacht e protagonista recentemente di una delle più grandi truffe sull'asse San Marino - Italia mai realizzate.
E dire che La Rimini Yacht negli anni d'oro andava forte. Forse proprio perché Lolli, è uno capace. Bravo a vendere.
Talmente bravo, che - ad esempio - lo stesso Yacht da 6 milioni di euro lo piazza ben tre volte, a soggetti diversi, mettendo nel salvadanaio 18 milioni.
Uno che ci sa fare, insomma.
Flavio Carboni e Giulio Lolli, guarda caso si conoscono per motivi di lavoro. Secondo le intercettazioni, Carboni avrebbe fatto da intermediario fra Lolli e il presidente di una banca (sembra si tratti di Giovanni Antonini, presidente della Banca di Spoleto).
Quando poi si tratta di ripagare il favore, Lolli non vuol passare da tirchio, e dona al Carboni un motoscafo Bertram da due milioni di euro ed una fiammante Aston Martin. Tutte cose ovviamente pagate tramite agenzie di leasing (truffate a loro volta) di San Marino.
Purtroppo la storia della"Rimini Yacht" non ha niente da invidiare alle altre vicende in cui è invischiato Flavio Carboni e come altre, è macchiata di sangue.
E' quello dell'ex Generale della Guardia di Finanza Angelo Cardile, accusato di aver "ammorbidito" le verifiche fiscali sulla Rimini Yacht.
La mattina del primo Luglio, i suoi ex colleghi della Guardia di Finanza bussano alla sua porta per una perquisizione. Il Cardile li lascia entrare chiedendo di potersi vestire. Ma una volta entrato nella sua camera, non si limita ad indossare i suoi abiti, ma impugna la pistola di ordinanza e si suicida con un colpo alla tempia.
I motivi del gesto non si sapranno mai con certezza, anche se possiamo indovinarli. Quello che è certo, è che la vicenda si fa sempre più oscura, e continua ad espandersi a macchia d'olio.
Perché il caso Rimini Yacht si porta dietro anche un importante istituto bancario. Anch'esso collegato a doppio filo alla Repubblica di San Marino e a Flavio Carboni. Stiamo parlando del Credito di Romagna di Giovanni Mercadini.
Siamo a Maggio. Il Credito di Romagna è da tempo sotto la lente di ingrandimento della Banca d'Italia a causa di sospetti di "anomalie".
In particolare, nel mirino ci sono "mancate segnalazioni in materia di riciclaggio" e un rapporto tutt'altro che chiaro con una banca di San Marino.
Secondo l'indagine infatti, dietro la Banca Romagnola si celerebbe l'Istituto Bancario Sammarinese, che agendo dietro le quinte avrebbe eluso la normativa che vieta ad una banca extracomunitaria di operare in Italia.
Il collegamento è facile. L'assetto proprietario del Credito di Romagna è molto chiaro. Le prime cinque famiglie azioniste, detentrici del 60 per cento delle quote, possiedono anche la quasi totalità di quote dell'istituto di San Marino (l'IBS).
Scrivono gli ispettori: "La contiguità fra le due banche è confermata anche dai numerosi legami, di natura operativa e finanziaria, mantenuti tra di esse".
Le due banche insomma, appartenevano alle stesse persone, e di conseguenza facevano i loro interessi. In barba ad ogni legge. La procura di Forlì, scriverà: "Il personale che predisponeva le pratiche e le istruttorie dei finanziamenti e gli esponenti aziendali del Credito di Romagna, coordinavano le rispettive azioni ed iniziative secondo la logica di una perfetta sinergia operativa, espressa secondo criterio di vicendevole, mutuo e (tra esse) assolutamente non competitivo sostegno alla rispettiva attività di finanziamento nel territorio italiano". Insomma, facevano i loro comodi.
Ed è proprio su argomenti così "fertili" che rispuntano i nostri due eroi. "Il faccendiere" Flavio Carboni e "il Pirata" Giulio Lolli.
Il faccendiere dei misteri c'è dentro fino al collo. Questa volta per colpa della sua passione per le fonti di energia alternativa. Il lungimirante Carboni, in collaborazione con Alessandro Fornari (Consigliere di amministrazione del Credito di Romagna) e Fabio Porcellini (suo suocero) avrebbe fatto partire dalla banca forlivese finanziamenti per 4 milioni di euro per il famoso affare dell'Eolico in Sardegna.
Giulio Lolli non vuol essere da meno. Anche Rimini Yacht è dentro al Credito di Romagna, ovviamente anche in questo caso la società è trattata con un "occhio di riguardo", e nel 2007 arriva a fatturare 32 milioni di euro, con un utile netto di 882 mila euro. Niente male.
Le indagini vanno avanti, noi aspettiamo chiarezza.
Quello che però questa vicenda deve farci comprendere, è il livello raggiunto dal nostro sistema politico. Un punto così basso da diventare impossibile da immaginare dall'esterno.
Chiudo con la solita citazione.
"Occorre liberarsi dalle scorie del passato che turbinano nella memoria come insetti rapaci: sono solo vecchie idee di cui non abbiamo più bisogno"
- Proverbio Indiano
SM
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Caro Steven,
RispondiEliminaleggo sempre con molta attenzione i tuoi illuminanti articoli che, come pochi, riescono a delucidare aspetti che dovrebbero essere modificati alla radice.
Tu concludi citando:
"Occorre liberarsi dalle scorie del passato che turbinano nella memoria come insetti rapaci: sono solo vecchie idee di cui non abbiamo più bisogno"
E' vero, ma bisogna liberarsene facendo chiarezza e non voltando pagina....non sarà mai pulita la mia casa se la polvere la spazzo sotto il tappeto....!!
Stefano Rodotà, in un articolo su Repubblica ha scritto:” I regimi non cambiano solo quando si è di fronte ad un colpo di stato o ad una rottura frontale. Mutano pure per effetto di una erosione lenta , che cancella principi fondativi di un sistema…”
Questa erosione galoppa da anni,sta corrodendo ogni elemento del "sistema stato",c’è una pericolosa deviazione dalla verità e una rischiosa ramificazione della corruzione...
Penso che il vostro paese avrebbe potuto fare molto per portare alla luce la Verità su mio figlio, eppure da voi io non ho ricevuto aiuto alcuno,che fine ha fatto l’indagine "Premium"in cui è stato coinvolto Niki? E le Società? E le persone coinvolte??
E' morto un ragazzo di soli 26 anni... eppure il vostro paese non mi ha aiutata, nemmeno nelle cose piu' elementari che uno Stato Civile avrebbe attuato.
Quando si fa un progetto, la casa può essere anche grande, ma si inizia dalle fondamenta.
Le Istituzioni e lo Stato devono essere responsabili,devono vivere di Responsabilità…
Responsabilità nei confronti dei cittadini,nei discorsi e comportamenti,nel ricercare soluzioni efficaci e efficienti .....
Solo così a mio avviso le cose possono cambiare,
Chiarezza, Responsabilità, Verità,Giustizia
su ciò che è stato e ciò che sarà....
Ti abbraccio
Ornella Gemini (la mamma di Niki Aprile Gatti)
Grazie di cuore per il tuo splendido commento. Le cose che hai detto sono sacrosante.
RispondiEliminaPer quanto riguarda quello che NON ha fatto il mio paese, sono d'accordo con te. Continuiamo a batterci e a fare sentire la nostra voce. Sono sicuro che è importante.
Se smettiamo di interessarci alle vicende del nostro paese e ci accontentiamo di fare la nostra vita, nella speranza che queste cose non ci tocchino mai, diventiamo i migliori alleati di un sistema che fa dell'ignoranza la sua più grande forza.
A mio avviso, ancor più desolante del disinteresse delle istituzioni (che in realtà fanno finta di non fare attenzione a vicende che se chiarite potrebbero rivelarsi una minaccia) è il disinteresse delle persone comuni. Troppe persone si limitano a guardare sconsolati il "servizio" sul telegiornale (quando va bene) e a passare avanti.
Assuefatti da un'informazione strumentalizzata.
La più grande conquista dell'informazione digitale, credo sarebbe il "risveglio" della coscienza dell'uomo comune.
Forse è utopia. Forse è solo presto.
Continuiamo sulla nostra strada.
Ti ammiro per la tua infinita tenacia.
Un abbraccio
Stiven