Il famoso detto che recita "non c'è due, senza tre", si rivela un'amara verità anche nelle vicende che negli ultimi mesi stanno travolgendo il sistema bancario riminese e sammarinese. Conseguenza inevitabile di un "effetto domino" iniziato con i provvedimenti dell'Italia contro San Marino (in primis, l'inserimento in Black List).
Il commissariamento della Cassa di Risparimo di Rimini, oltre che il terzo importante provvedimento degli ultimi mesi (dopo il Credito di Romagna e la Banca di Rimini), è però legato a motivazioni più complesse. Più oscure.
Partiamo con il raccontare un fatto che, con il senno di poi, è stato significativo. Mi riferisco alla ormai tristemente famosa "figuraccia del bar di Montecitorio", durante la quale un politico sammarinese (Teodoro Lonfernini), cercando un improbabile approccio informale con il Ministro Giulio Tremonti, racconta degli sforzi di San Marino per uscire dalla Black List e riportarsi così sulla "retta via". Il problema è che questa discussione viene fatta nel posto sbagliato. Al momento sbagliato.
Tremonti non si scompone e risponde a tono, con una frase che dice tutto.
"Basta prenderci in giro".
Poi se ne va, lasciando sul posto uno sbigottito drappello di diplomatici sammarinesi.
A distanza di qualche settimana, dietro quella frase pronunciata da Tremonti, c'è molto di più di una semplice affermazione. C'è una promessa.
Osservando le modalità con cui la Cassa di Risparmio di Rimini è stata commissariata infatti, potremmo oggi, allungare l'esclamazione di Tremonti.
"Basta prenderci in giro... adesso si fa come dico io."
Ecco che di li a qualche giorno BankItalia, attraverso un lapidario comunicato stampa annuncia il commissariamento di una delle più importanti banche di Rimini, dando come motivazione ufficiale "gravi perdite patrimoniali, gravi irregolarità e inadempienze di direzione, con particolare riferimento alla controllata Credito Industriale Sammarinese".
BankItalia insomma, (qualcuno dice su diretto invito di Tremonti) mette le mani sulla Cassa di Risparmio di Rimini che, controllando a sua volta una banca sammarinese (il Credito Industriale Sammarinese), permette all'Italia di entrare nel sistema bancario del Titano direttamente dalla porta di ingresso.
Un vero e proprio cavallo di Troia.
La notizia ovviamente fa scalpore, e nei giorni successivi escono allo scoperto le più disparate indiscrezioni. Si racconta soprattutto, che dietro a questa vicenda ci sarebbero motivazioni più politiche che economiche, ed in particolare, si farebbe riferimento a due fatti.
Il primo è il trattato denominato Basilea 3.
Si tratta di un accordo internazionale approvato dai Governatori della Banche centrali che "impone requisiti patrimoniali più severi per l'operatività delle banche, in modo che gli istituti abbiano più risorse per resistere a una crisi come quella dei mutui subprime che ha messo in ginocchio il sistema finanziario internazionale."
Se ne deduce facilmente che banche come Carim, solide e radicate sul territorio, rappresentano i partner ideali per i grandi gruppi reduci da un lungo periodo di crisi.
Questo, probabilmente è il primo motivo. Assorbire una banca "simbolo" per far capire all'intero sistema locale che l'invito di BankItalia a rispettare l'accordo di Basilea è un vero e proprio ultimatum.
La seconda di queste motivazioni "non ufficiali" è quella che passa da San Marino.
Sembra infatti, che la Cassa di Risparmio di Rimini, durante i controlli a cui è stata soggetta nei mesi scorsi, si sia rifiutata di dare ai commissari investigatori i nomi dei clienti della controllata "Credito Industriale Sammarinese".
la cosa più curiosa è che questa volta, sembra che non ci fossero particolari rimostranze da parte delle autorità sammarinesi. A porre il veto sulla faccenda, trincerandosi dietro il segreto bancario, sembra sia stato proprio l' istituto riminese.
Niente nomi insomma.
Sono probabilmente queste due le cause principali del commissariamento.
Fra di esse però, c'è una differenza importante.
Se per la prima motivazione, possiamo parlare di una vera e propria manovra politico-commerciale, nel secondo caso la situazione si fa -se possibile- ancora più torbida.
E' infatti comprensibile la reticenza del consiglio di amministrazione della banca riminese nel non voler sottostare ai dictat imposti dall'alto, ma non lo è affatto l'atteggiamento di protezione che essi hanno verso i nomi dei clienti della banca sammarinese. Se è vero che non c'è niente da nascondere, perché trincerarsi dietro il segreto bancario?
E' un po' come se uno di noi, accusato ingiustamente di un reato davanti ad un tribunale, non volesse fare i nomi dei suoi amici (anch'essi innocenti). Se è vero che l'accusa è infondata, perché rischiare di far arrabbiare il giudice?
Il sospetto che qualcosa da nascondere ci fosse, nasce andando ad esempio a guardare le cariche ricoperte del consiglio di amministrazione della Cassa di Risparmio di Rimini e del Credito Industriale Sammarinese.
Saltano allora fuori collegamenti che mettono la famosa "pulce nell'orecchio". Ad esempio è il caso del Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione della Cassa di Risparmio di Rimini, consigliere anche del Credito Industriale Sammarinese e contemporaneamente, anche Consigliere del Consiglio direttivo del Club Rotary Rimini Riviera.
A qualche malizioso infatti, potrebbe venire in mente la possibilità che fra le cose da nascondere, ci fosse anche un collegamento proprio con la famosa associazione filantropica (il Rotary Club), che durante la sua lunga storia è stata più volte messa sotto esame dalla "Civiltà Cattolica", che attraverso tre articoli (16 Giugno 1928, 21 Luglio 1928 e 16 Febbraio 1929) si occupò della questione massonico-rotaryana, che veniva definita come: "un'emanazione massonica, una nuova specie di massoneria che opera in pieno giorno". Anche Don Curzio Nitoglia, riportando la sua testimonianza, in un articolo ne parla in questi termini:
"In breve, il Rotary Appare come una massoneria pubblica e come l'anticamera di quella esoterica e segreta, ove i massoni possono facilmente pescare delle persone, che vi sono entrate per ingenuità, per farne dei fratelli a tre puntini."
La prima vicenda poco chiara che mette in collegamento il Rotary Club e San Marino passa dall'ex Ufficiale della marina militare italiana Giorgio Hugo Balestrieri, Vice Presidente del Rotary Club di New York.
Giorgio Hugo Balestrieri è anche colui che, insieme ad Angelo Boccardelli, nel 2006 riceve le chiavi della famosa Fondazione dedicata all'ambasciatore di San Marino Giacomo Maria Ugolini.
Ma è a questo punto che la questione prende una brutta piega. Perché il 22 Dicembre 2009, i Ros entrano nella sede della Fondazione Ugolini, il lussuoso albergo Villa Vecchia di Monte Porzio Catone, e arrestano Angelo Boccardelli ed altre persone, tutti con la pesantissima accusa di associazione mafiosa e legami con la 'ndrangheta. Cercano anche il Balestrieri, che però è al sicuro a New York.
Per la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, la Fondazione era uno dei terminali imprenditoriali della 'ndrina dei Molé di Gioia Tauro.
Come se non bastasse, i collegamenti con San Marino non si fermano qui, visto che la società che sponsorizzava le conferenze della Fondazione Ugolini era nientepopodimeno che Eutelia SpA, famosa per le sue numerose vicissitudini che più di una volta, hanno portato gli inquirenti sul Titano.
Sono solo supposizioni, ma sono anche interessanti spunti di riflessione. Sarebbe certamente più facile avere la certezza che ci stiamo sbagliando, che sono solo coincidenze.
Per esserne sicuri però, in passato si sarebbe dovuto alzare il velo su un esasperato segreto bancario, che da troppo tempo ormai penalizza la considerazione di San Marino all'estero, infangando la nostra bandiera. La nostra storia.
"Gli esseri umani si dividono in 3 categorie: quelli che preferiscono non avere niente da nascondere piuttosto che essere obbligati a mentire, quelli che preferiscono mentire che non aver niente da nascondere e quelli che amano sia mentire sia nascondere."
Albert Camus
SM
__________
Articolo Pubblicato su: