mercoledì 24 marzo 2010

L'Antica Terra della Troppa Libertà

Ieri mattina, leggendo la Voce di Romagna nella sezione della cronaca di San Marino, si poteva trovare un articolo a mezza pagina dai toni trionfalistici, con tanto di foto sorridente del politico di turno che annunciava: Revocate 6 società a San Marino. Avevano un giro d'affari di 120 milioni di euro e, dopo un anno, grazie al lavoro di due uffici e di svariati consiglieri, si è riusciti a chiuderle, dato che erano riconducibili alla categoria -ormai nota- di aziende fantasma con fini illeciti”.

A sentirla così, sembra che nell'antica terra della libertà le cose stiano veramente cambiando. Ormai quasi giornalmente, il governo locale mette in piedi iniziative per combattere una realtà che in passato ha contribuito a far finire San Marino nella lista “grigia” dell'unione europea. Fare stabilmente parte di quell'elenco equivaleva a chiudere bottega. Sarebbe stata la morte delle esportazioni allegre, della finanza creativa, dei conti segreti e dei finanziamenti “a pioggia”. Avrebbe voluto dire passare dall'essere un paese con quell'aria un po' furbetta dove potevi avere vantaggi fiscali aprendo società o conti bancari, all'essere un vero e proprio paradiso fiscale senza arte né parte.
Paragonare San Marino, che a tutti gli effetti è un fiorente paesino romagnolo, a qualche sperduta isoletta del pacifico o a paesi del terzo mondo senza né legge né ragione, era francamente troppo.

Grazie al cielo la faccenda si è conclusa per il meglio, ed alla fine si è dovuta barattare solo la faccia e non pure i vestiti con l'unione europea. Nascono così le liberatorie bancarie per utilizzare i conti sammarinesi all'estero, le nuove leggi sul riciclaggio del denaro, la “lotta senza quartiere” alle società fantasma e tante altre iniziative, tutte lodevolissime a dire il vero, che permettono al governo del monte Titano di tornare nella lista “bianca”. Ed è proprio seguendo questo “cammino della redenzione” che arriviamo alla notizia apparsa sulla Voce.

C'è però qualcosa che stona. Faccio sinceramente fatica ad esultare, leggendo che un lavoro che ha coinvolto tante risorse e un anno di lavoro porta a mettere nel sacco solo 6 società. Senza parlare del fatto che si parla solo della revoca delle stesse, senza mai accennare minimamente ad indagini penali o -figuriamoci- “patrie galere” per i fautori del misfatto. Solo revoche, facce sorridenti e strette di mano. Sembra un successone. O una farsa.

Dico questo perché, premettendo che come diceva quello: “Meglio di niente”, quando lavorai alla tesi di laurea sull'antica repubblica di cui sono cittadino, fra i tanti dati che raccolsi, ve ne erano alcuni veramente sconcertanti. Come risulta dalla relazione sullo stato generale dell'occupazione, presentata dalla Segreteria di Stato per il Lavoro, vi sono oltre 3000 imprese senza dipendenti su un totale di 6000 circa. Si avete letto bene. Secondo i dati circa il 50% delle imprese registrate non hanno dipendenti attivi. Con il passo attuale fra 500 anni le avremo chiuse tutte. Meglio tardi che mai.

È un giustizialismo del giorno dopo. Non serviva certo Sherlock Holmes per capire che c'era qualcosa che non quadrava in passato. Era il segreto di pulcinella.
Sono almeno quarant'anni che San Marino cavalca senza pudore il mercato finanziario senza curarsi minimamente di regolamentare la provenienza e i movimenti delle immense quantità di denaro che attraversano il suo territorio. Troppo facile ora dichiarare: “Siamo i primi a non volerle: Lo stato non ci guadagna niente”. Ci guadagna eccome.
Se così non fosse, non vi sarebbero giustificazioni all'immobilismo che sembra invece aver attanagliato il governo per molti decenni. Se è proprio vero che lo stato non ci guadagnava niente, perché mai non ha regolamentato prima tutto ciò? In quarant'anni, non è certo il tempo a mancare. Semmai è il coraggio che non è mai abbondato.

SM

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