Piazza Tahrir in Aprile assomiglia ad un sepolcro. Uno di quei luoghi capaci di fissare
nelle pietre la memoria storica dei fatti. Sembra quasi di sentirne ancora l'eco. Il rumore
assordante della folla in protesta, la guerriglia urbana e l'urlo distante di 20 milioni di
persone che chiedono Libertà. Democrazia. Giustizia sociale.
La primavera araba, l'ultimo grande evento storico dell'area mediterranea, ha dimostrato al mondo che per sviluppare un movimento rivoluzionario capace di spodestare tirannie decennali e gruppi di potere consolidati, non bastano né diplomazia internazionale, né interventi militari di un qualche paese "salvatore".
Serve la volontà del popolo. Unito.
Creare coesione significa avere i mezzi per comunicare e trasmettere idee. Indignazione.
Un mezzo capace di amplificare migliaia di voci, unendole. Durante la primavera araba, il mezzo è stato il web. Quello che in passato fu la stampa, oggi è la rete.
Ma il punto non è il mezzo. Il punto è il messaggio. Quando questo è condiviso dai cuori
più che dai media di comunicazione, ecco che la natura contagiosa del desiderio di libertà
si esprime in tutta la sua dirompenza. E' allora, che 200 mila persone sono in grado di
radunarsi in una piazza coordinandosi grazie ad un social network come Twitter, o che
milioni di persone cercano di coinvolgere amici e parenti per rovesciare un regime. E' la
spinta virale del desiderio di giustizia. Inarrestabile.
Piazza Tahrir sembra distante. Immersa nell'afosa atmosfera egiziana. Ma non lo è.
Sul monte Titano infatti, non sorge una Repubblica come tante, ma un simbolo ancora prima che uno stato. Un sinonimo storico di democrazia, libertà e diritti dell'uomo.
In queste poche righe però, non ripeteremo quello che al più dei lettori sembrerà un ritornello fin troppo sentito negli ultimi mesi. Storie di mafia e di corruzione, di abusi e compravendita di un popolo. No. In queste poche righe, voglio aprirvi gli occhi su un altro fatto. Sconvolgente nella sua semplicità.
Questo paese si stà svegliando.
Durante la primavera Araba, durante le proteste di massa in Tunisia, Egitto, Libia e Siria, solo il 5% della popolazione aveva accesso alla rete. Eppure, quella piccola minoranza, organizzandosi, è stata capace di rovesciare alcuni dei più tirannici regimi della storia moderna.
Nella Repubblica di San Marino, il 95% della popolazione ha accesso al web, e ben 8000 cittadini su 32000 sono presenti sui social network. Uno su quattro.
Si stanno svegliando proprio loro. Ottomila persone comuni. Cittadini che ogni giorno si collegano in rete per seguire le vicende del loro paese dalle pagine di un sito web. Che commentano, condividono e si organizzano sulla rete.
Si svegliano, i cittadini che urlano la loro rabbia e la loro indignazione su blog e social network.
Si sveglia, chi completa la sua informazione in rete, chi condivide la propria opinione, chi contribuisce con la sua esperienza alle discussioni on line.
L'indignazione sta salendo e oggi, come mai prima d'ora, la popolazione si trova ad avere in mano uno strumento di aggregazione e comunicazione senza precedenti. Siamo un popolo connesso.
E' stato un inverno lungo e faticoso e oggi, ci stiamo svegliando da un lungo letargo. La primavera finalmente, sta arrivando anche sul Titano.
SM
(Tratto dal mensile "Altra Repubblica" della Repubblica di San Marino)
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