domenica 1 luglio 2012

Un'Agenda Digitale per il più piccolo stato del mondo.


Come è possibile cambiare un sistema di potere basato su clientelismo e inconsapevolezza in uno stato di 32 000 abitanti? E’ a questa domanda che si è cercato di rispondere la sera del 31 Maggio a Chiesanuova. Un argomento spinoso e scomodo, che ho personalmente cercato di trattare nel modo più pragmatico possibile, attraverso un breve intervento sul tema dell’Agenda Digitale della Repubblica di San Marino.


Un tema, quello dell’Agenda Digitale, che negli ultimi mesi è al centro del dibattito delle nazioni unite e dell'Europa in materia di sviluppo economico. Lo disse Obama, lo ribadì Mario Monti, vedendo in questo argomento l’unico a cui non far mai mancare finanziamenti e possibilità di sviluppo. A prescindere dal Fiscal Compact europeo, dalla politica del rigore e da tutto il resto. Come a dire: “taglieremo tutto, tasseremo le imprese e i cittadini, ma sull’agenda digitale investiremo. Perché è vitale per lo sviluppo economico e sociale dei prossimi 50 anni”.

Nell’antica repubblica sul Titano non solo non è mai esistito un piano di sviluppo di questo tipo, ma non se ne è mai neppure parlato seriamente. Andiamo ad osservare un breve riassunto dell’intervento della serata del 31 Maggio, in modo da chiarire anche a chi non è del settore, di cosa stiamo parlando e cosa si potrebbe fare nella piccola San Marino.
Partiamo dall’inizio: Che cos’è l’agenda digitale? Semplificando al massimo, possiamo dire che si tratta di un piano di sviluppo (con date e tempi) che fa uso di tecnologie digitali per migliorare la vita della cittadinanza creando valore aggiunto nei nuovi mezzi di comunicazione.
Il cuore dell’Agenda Digitale della Repubblica di San Marino è formato da 4 capisaldi: Istruzione, commercio elettronico, trasparenza, accesso ai dati.

Per quanto riguarda l’istruzione, l’argomento sarebbe vastissimo. A Chiesanuova, nella serata del 31, abbiamo visto come ad esempio l’utilizzo di tecnologie di videoconferenza in tempo reale siano state utilizzate in Emilia Romagna per permettere l’integrazione linguistica fra alunni di scuole medie italiane e alunni stranieri. L’obiettivo, il bilinguismo “perfetto”, è una delle proposte che andrebbero analizzate seriamente sul Titano. Un'opportunità capace di rendere il nostro piccolo territorio, un ambiente fertile per investimenti stranieri di alto livello investendo sui nostri ragazzi. Sull’istruzione si potrebbe parlare anche di e-book, di digitalizzazione dell’offerta formativa e di tanto altro. In generale, ognuno di questi interventi è realizzabile con investimenti molto bassi (basti pensare che il progetto di cui ho parlato, in Emilia Romagna è stato realizzato con circa 2000 euro a scuola) ma garantisce per il futuro uno sviluppo professionale indispensabile.
Il secondo punto fondante dell’Agenda Digitale riguarda il commercio elettronico. Forma di commercio ancora non regolamentata in Repubblica e carente sotto tutti i punti di vista. Nella realtà sammarinese, risulta vitale sviluppare un sistema di norme che sappiano incentivare questo tipo di scambio commerciale, ad esempio agevolando fiscalmente il fatturato derivante da transazioni on line.
E’ un po’ come se durante l’epoca delle Repubbliche Marinare, ci fosse stata data la possibilità di costruire un porto capace di competere con i più importanti del mediterraneo, ma non lo avessimo fatto. “No grazie, noi abbiamo già la nostra fiorente economia locale”.

Il nuovo mercato mondiale è on line. Questo è evidente. Basta guardare i bilanci e i fatturati delle aziende europee, che vedono la voce “online” moltiplicarsi esponenzialmente ogni anno. Chi non lo riconosce ci sbatterà il muso nei prossimi 5 anni. Quando sarà troppo tardi.
L’agenda digitale, vuole incentivare, basandosi su norme europee di sviluppo, sia l’incentivazione allo sviluppo per le attività commerciali, sia l’incentivazione all’utilizzo di queste tecnologie da parte della popolazione. A proposito. Nell’epoca dell’e-commerce, si risolve anche un “piccolo” problema chiamato riciclaggio di denaro.
Niente contanti, niente riciclaggio.

Il quarto punto, è quello che riguarda la riforma delle istituzioni attraverso sistemi di democrazia diretta e trasparenza totale. Sono ormai decine gli esempi di città e paesi nel mondo che stanno adottando sistemi di controllo della spesa pubblica da parte della cittadinanza, al fine di evitare clientelismi e giochi di potere. Controllo totale significa trasparenza completa su ogni euro speso dallo stato. Capire come vengono spesi i soldi dello stato è il primo passo per cambiare il nostro modo di sentirci cittadini. Deve entrare nella mentalità generale il concetto che quei soldi... sono i nostri soldi. Capire come e perché vengono finanziati alcuni progetti e come questi progetti a loro volta spendono risorse pubbliche è fondamentale.
Trasparenza significa, semplicemente, informazione. E l’informazione è la vera democrazia. Quando il popolo sa come vengono spesi i soldi, la politica perde ogni suo brutto vizio. Provare per credere.
L’ultimo punto, ma non per importanza, riguarda l’accesso ai dati. Stiamo parlando prima di tutto di accesso alla rete. Wi-Fi gratuito, banda larga e ultra larga, fibra ottica e Wi-Max. Il diritto all’informazione on line come uno dei principali diritti del cittadino. Da preservare e garantire. Accesso ai dati significa anche avere la possibilità di utilizzare, da parte di attività private, i dati “dormienti” della pubblica amministrazione. Un ammasso di dati inutilizzati su territorio, ambiente e infrastrutture, che potrebbero essere utilizzati per creare servizi e posti di lavoro. Se non ci credete, possiamo osservare come a Londra, a Firenze e in centinaia di città nel mondo, la semplice volontà di aprire le porte e i cassetti delle istituzioni, abbiano portaro sviluppo, lavoro e democrazia dove prima erano clientelismo, disoccupazione e oligarchia.
E’ il momento di parlare di queste cose anche a San Marino. Altrimenti, sarà sempre troppo tardi.

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