martedì 27 aprile 2010

Identità Europea

"Il processo di avanzamento della civiltà europea, così come esso è stato avviato da coloro che ci hanno preceduto e che noi abbiamo continuato, ci ha portato ad uno stadio di sviluppo caratterizzato dall'interdipendenza di tutti nel confronti di tutti. Questo destino comune, possiamo governarlo o subirlo."



Ci sono momenti nella vita di ognuno di noi, nei quali ci si vede costretti da cause di forza maggiore a rivedere alcuni aspetti della nostra quotidianità. Cambiare un lavoro, cambiare casa o la nascita di un figlio, sono tutti avvenimenti che -volenti o nolenti- cambiano il nostro modo di vedere le cose. E' così che ad un tratto, quello che prima ci sembrava sbagliato, ora ci appare giusto. Ovvio. Nasce in noi una nuova consapevolezza. Spontaneamente. Le cose nella Repubblica di San Marino stanno cambiando proprio in questo modo. Ed è proprio per questo, che un destino come quello che accomuna l'Europa, non può non riguardare anche il Titano. Un destino che -come dice la "Charta"- possiamo governare o subire.

Il documento che stabilisce l'identità europea, stimolato nel 1994 dal poeta-presidente della Repubblica Ceca Václav Havel, parla di tantissimi argomenti che hanno lo scopo di tracciare un'identità comune a tutti gli abitanti dell'Europa. A questo punto è bene sottolineare un aspetto cruciale. La Repubblica di San Marino, fa parte dell'Europa. Non a livello politico o economico e non solo a livello geografico. Ma -soprattutto- a livello morale, culturale ed etico.

I sentimenti e le identità proprie di ogni cittadino europeo, così ben descritte nella "Charta", sono emozioni e pensieri in cui ogni sammarinese potrebbe riconoscersi. In cui ogni sammarinese già si riconosce. La nostra cultura sociale, il nostro vivere quotidiano, non è certamente diverso da quello degli altri paesi europei. Siamo occidentali. Siamo Europei.

Ma San Marino ha evitato l'adesione. Ha negato un'evidenza di uguaglianza. Non per motivi morali od etici. Né tanto meno per motivi culturali o sociali. L'ha fatto per motivi utilitaristici. Fare parte dell'Unione Europea vuol dire -prima di tutto- fare parte di un sistema che non ammette eccezioni. E San Marino, fino ad oggi è stata "L'eccezione per eccellenza".

Troppo grande la paura di perdere privilegi e possibilità che -invece- uno stato extra UE può concedersi. Troppa anche la paura di veder fuggire capitali stranieri e privilegi politici locali che poco hanno a che fare con concetti di Democrazia Europea.

Chi poteva prevedere che li governo italiano, aggirando di fatto le volontà della piccola Repubblica, attraverso scudo fiscale e decreti "pesanti", arrivasse a mettere in ginocchio il paese in così poco tempo? Nessuno.

L'Italia di fatto ha concretizzato in pochi mesi, le peggiori paure del governo Sammarinese, che ora si trova vicino come mai nella storia a divenire un protettorato italiano. Il messaggio è chiaro: "Se fino ad ora non avete voluto fare i conti con l'Europa, ora è lei a voler fare i conti con voi. Non aver affrontato un'annessione alla comunità non vi sarà di aiuto. Anzi".

I capitali fuggono, i privilegi svaniscono. E' un brusco risveglio.

Ma, come si dice in un detto popolare: "Quel che non si può prevedere, si deve prevenire". Davvero pensiamo che se San Marino avesse fatto parte dell'UE l'atteggiamento dell'Italia sarebbe stato uguale? Certamente no. Come altrettanto certamente, l'Europa avrebbe chiesto adeguamenti e garanzie al Titano. Ma gradualmente. Senza usare le bastonate al posto delle parole, come invece fa ora il governo italiano.

Come ha magistralmente spiegato Adolfo Morganti -direttore di EuropaItalia-, nel suo ultimo comunicato stampa, San Marino ha perso fin troppe occasioni. E' arrivato il momento di cambiare rotta.

Chiudo citando l'ultima parte della "Charta":

"La libertà, la pace, la dignità umana, l'uguaglianza di fronte alla legge e la giustizia sociale sono i nostri beni plù preziosi. Per conservarli e svilupparli l'Europa deve avere una fisionomia politica moralmente convincente e una politica di solidarietà che rafforzi il comune sentimento di appartenenza e dia credibilità all'Europa, e della quale gli europei possano essere orgogliosi. Quando questo scopo sarà stato raggiunto. si sarà sviluppata anche una plù forte identità europea."

Chi non è d'accordo alzi la mano.


SM

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